Balene «Il Giappone ha già aperto la caccia» e «La ricerca non letale è possibile»

17:05


TOKYO
La caccia è ricominciata. Le baleniere giapponesi sono salpate stamane in caccia dei grandi cetacei. A denunciarlo sono stati attivisti di Greenpeace che hanno affermato di aver visto delle navi partire da un porto della regione di Hiroshima. L’agenzia ittica del Giappone e gli operatori del settore rifiutano di dare informazioni e non hanno ancora fatto sapere se il viaggio annuale di cinque mesi in Antartide, che ogni volta provoca attriti con l’Australia, sia cominciato.

«La flotta ha tentato di lasciare il Giappone quasi di nascosto», ha riportato Greenpeace, che ha fatto anche sapere di non voler inscenare stavolta le proteste degli altri anni. Nessun attacco alle navi, ma un impegno concreto a chiedere la liberazione di due attivisti che sono coinvolti in un processo per corruzione.

Il Paese del Sol levante uccide ogni anno circa mille balene, cercando di eludere la moratoria mondiale del 1986 con la scappatoia della «ricerca letale» che permette la soppressione dei cetacei per fini di ricerca scientifica.

Australia: «La ricerca non letale è possibile»
Il governo laburista australiano investirà milioni di dollari nella ricerca non letale sulle balene, per dimostrare al Giappone che non è necessario ucciderle per studiarle, come sostiene Tokyo per aggirare il divieto internazionale alla caccia commerciale. Lo ha annunciato oggi il ministro dell’ambiente Peter Garrett, che ha esortato tutti i paesi membri della Commissione baleniera internazionale (Iwc) «ad unirsi a noi in questa eccitante nuova impresa», aggiungendo che l’Australia accoglierà caldamente la partecipazione del Giappone».

La campagna da 6 milioni di dollari australiani (poco più di 3 milioni di euro) prende il via poco prima dell’inizio della stagione estiva di caccia alle balene nei mari antartici, in cui il Giappone uccide circa 1000 balene, la cui carne finisce nei mercati e nei ristoranti del Paese. «La ricerca non ha bisogno di arpioni armati di granate», ha detto Garrett.

Il programma australiano prevede ricognizioni aeree, l’etichettatura satellitare di esemplari, metodi acustici e studi genetici, oltre ad una valutazione del programma scientifico del Giappone, che secondo Tokyo fornisce dati cruciali su popolazione, abitudini alimentari e distribuzione nell’Oceano Pacifico e nei mari antartici.
lazampa.it

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