Fiuto antiterrorismo

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L’11 settembre è una data storica che ha segnato in ciascuno di noi, per aspetti vari, un grosso cambiamento. La distruzione delle Torri gemelle, un simbolo americano che sembrava inattaccabile, oltre alle drammatiche conseguenze ci ha lasciato una sensazione di totale vulnerabilità. La percezione della nostra sicurezza è completamente cambiata. Prima di questa fatidica data i luoghi presi di mira dal terrorismo erano principalmente istituzionali, frequentati da politici e diplomatici; ora la tendenza è quella di fare più danni possibili ai civili e colpire i luoghi maggiormente affollati.

Anche il profilo del terrorista, come le armi di cui fa uso, è completamente cambiato rispetto al passato, ed è più difficile classificarlo. Un terrorista “moderno” può avere dai 5 ai 100 anni, può essere un uomo oppure una donna. Ultimamente, per trasportare esplosivi, sono stati addirittura impiegati animali: cani, muli, mucche. In Iraq, le “tradizionali” bombe umane, in gergo i kamikaze, sono state sostituite dagli animali… Il terrorista è perfettamente inserito nella società: è istruito, parla la lingua del paese che ha deciso di colpire, ne conosce tutte le sfumature culturali, svolge un lavoro normale. In poche parole passa del tutto inosservato.

Meglio della tecnologia

K9 è un’azienda italiana che si occupa di combattere il terrorismo, concentrandosi soprattutto sulla prevenzione, utilizzando cani addestrati. «La prevenzione rimane l’arma migliore», sottolinea Luca Migliavacca, direttore di K9 e istruttore di unità cinofile, che insieme a Gabriele Perone, paracadutista e specialista in protezione ravvicinata, ha preso parte a moltissime missioni nelle zone più calde del mondo: Serbia, Congo, Sudafrica, Sudamerica, Afghanistan. «I cani hanno dimostrato un’affidabilità superiore a qualsiasi altro strumento tecnologico e rimangono a tutt’oggi il mezzo migliore per contrastare questo fenomeno», spiega Migliavacca.

Sono animali specializzati nell’individuare varie tipologie di esplosivo, ma anche sostanze stupefacenti o incendiarie; possono cercare persone disperse, in fuga, o vittime di calamità naturali. Naturalmente sono cani speciali, che hanno caratteristiche ben precise, poiché si devono muovere in ambienti affollati: dai centri commerciali, agli autobus, alle navi. Prima di tutto devono avere un carattere socievole, partecipare con curiosità alla missione e perseguire con determinazione il proprio compito. Vivono in simbiosi con il “padrone”, ma al tempo stesso non devono farsi condizionare da lui. Anche fisicamente devono corrispondere a canoni precisi: devono essere agili, né troppo piccoli, né troppo pesanti.

Questione di naso

Tutti aspetti che hanno delineato nel labrador il soggetto perfetto. Ma non labrador qualsiasi, bensì labrador che arrivano direttamente dall’Irlanda del nord, un paese che conosce fin troppo bene i problemi legati al terrorismo. È qui che i cuccioli ricevono i primi insegnamenti, che vengono poi perfezionati una volta arrivati in Italia con tanto di certificato Act (Advance canine technology).

I piccoli devono giocare per i primi 8 mesi e solo successivamente, dopo un addestramento che rispetta la loro natura e la loro individualità, inizia l’attività vera e propria. I cani vengono preparati con metodologie cognitivo-mentalistiche, senza alcuna forma di coercizione o maltrattamento, sfruttando la loro innata curiosità, l’attitudine al gioco e ovviamente le straordinarie capacità olfattive. Durante il training, per ragioni di sicurezza, gli esplosivi veri sono sostituiti da pseudoessenze, sviluppate su richiesta della Marina degli Stati Uniti. Durante le esercitazioni, in una grande stanza chiamata palestra, le essenze vengono posizionate sulle pareti dentro piccoli contenitori (sniffer). Una sola è la sostanza da individuare, le altre sono essenze familiari al cane: tè, pepe, zucchero… e hanno il compito di distrarre l’animale. Quando il labrador si trova davanti alla sostanza “giusta” si siede. A questo punto un secondo cane viene mandato di conferma.

Spirito di squadra

Non solo i cani devono essere ben selezionati, ma anche le persone che lavorano con loro, i cosiddetti conduttori. Il tipo ideale, contrariamente a quanto si possa immaginare, deve essere distante dal modello “Rambo”. La paura, per esempio, è un elemento importante che fa stare allerta e aumenta la concentrazione. Allo stesso tempo, però, non deve dominare sulle altre emozioni.

È necessario essere altruisti e saper lavorare in gruppo, perché questo aiuta a proteggersi a vicenda e può salvare la vita nelle circostanze più difficili. Umiltà e spirito critico sono altri aspetti del carattere, indispensabili per poter fare questo lavoro. Naturalmente non si deve trascurare l’affiatamento che lega il conduttore al cane. Il rapporto che si stabilisce è molto forte ed è naturale che, raggiunta l’età pensionabile per il cane, intorno ai 10 anni, i due continuino a vivere insieme…
coopfirenze.it




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