Farfalle che profumano d'Africa
19:00Si sta verificando una migrazione di farfalle dall'Africa all'Italia, questi insetti bellissimi stanno arrivando da noi a colorare le nostre estati dopo aver colmata una grande distanza...
lazampa.it
Quando si apre il fiore, la farfalla arriva, ma nello stesso tempo, quando la farfalla arriva, si apre il fiore». E’ un antico proverbio giapponese sull’amicizia e sulla solidarietà: chissà che nella straordinaria migrazione di farfalle africane di queste settimane non ci sia un monito per sopravvivere a tempi che si annunciano difficili. Dai primi di maggio nel Nord Italia e in Svizzera sono arrivati milioni di Lepidotteri che nascono nel Nord Africa: alcuni bruchi «sfarfallano», come dicono gli entomologi, nel Sahara, e poi migrano fino a noi. Percorrono migliaia di chilometri senza fermarsi mai, non si cibano, si riproducono e muoiono. In qualche caso alcuni esemplari sopravvivono alla stagione fredda e le rivedremo solo l’anno prossimo. E, se muoiono, saranno rimpiazzati dai «migranti», mentre altri fanno il percorso contrario. Sono la Vanessa del Cardo, il Monarca africano e molte falene, farfalle notturne come la Sfinge lineata. Sono solo alcune delle specie arrivate a milioni.
E poi ci sono i casi ancora più «strani», come la Cacyreus marshallii: la sua terra è il Sud Africa, ma oggi è diventata un comune abitante dei nostri terrazzi per «bere » dai fiori di geranio.
Quel viaggio attraverso mezzo mondo non è una rarità: ma è il numero di farfalle che ha stupito i naturalisti esperti e quelli della domenica. Per alcuni una migrazione di questa portata non si era mai vista e soprattutto - sottolineano al Wwf italiano - si sono spinte fino alle zone più fredde o, meglio, «quelle che una volta erano le più fredde e dove non era previsto il loro arrivo o comunque non così massiccio».
«Ha visto quante ce ne sono quest’anno? Saranno milioni ogni giorno. Non solo nelle nostre oasi, ma lungo i litorali toscani e liguri. Segnalazioni ci sono arrivate da Piemonte e Lombardia». Antonio Canu è direttore delle Oasi del Wwf, che assieme al Museo di Zoologia di Roma (che ha stilato anche una mappa del Monarca africano) e l’Università della Tuscia e altri partner scientifici, cura il progetto «Osservatorio Clima». E nella farfalla, soprattutto le falene notturne, ha un «indicatore biologico» su che cosa sta accadendo alla Terra.
«E’ un monitoraggio nelle oasi - racconta Canu - e non ci sono ancora dati definitivi: sappiamo che sono talmente tante da stupire. Il progetto iniziato a novembre ha scelto le farfalle, anche notturne, perché si spostano nelle zone calde per riprodursi. L’obiettivo è verificare l’arrivo e il passaggio di specie termofile, tipiche di climi caldi». Le specie africane stanno salendo verso Nord: fino a qualche tempo fa «era solo un fatto episodico, ma ora si registra più volte nel tempo. Si può azzardare la teoria che sia a causa dell’effetto dei cambiamenti climatici». E il tam-tam di Internet con forum dedicati, abbelliti da foto coloratissime, da giorni scambia informazioni sui «passaggi» migratori. «La Grande migrazione della Vanessa del Cardo: le immagini che trovate sono del 24 maggio a Valle della Nava, a Casatenovo. Il fronte è ampio: dal Vercellese fino a Trieste ». Così scrive nel Monzaforum.it Matteo Barattieri. E altre centinaia di «post» si trovano su Forum Natura Mediterraneo.
Il pianeta che calpestiamo - non solo purtroppo in senso letterale, perché ne abbiamo perso il rispetto - aumenta la temperatura sempre più a Nord e gli animali si spostano di conseguenza. E poi «quasi la metà delle farfalle europee è a rischio di estinzione - avverte il Wwf -. Gli ambienti naturali sono sempre più degradati, frammentati, distrutti. Taglio degli alberi, inquinamento, incendi, pesticidi e fertilizzanti: muoiono le farfalle e con loro centinaia di altre specie».
E lasceranno il posto a quelle africane? «Vista la situazione ora, tutti gli scenari sono possibili. Gli animali si spostano a latitudini verso Nord e a quote sempre più alte, mentre alcuni tipi di flora si trovano in montagna sempre più in alto, ma prima o poi si estingueranno per mancanza di spazi. Gli ecosistemi di montagna sono tra i più sensibili ai cambiamenti climatici». Antonio Canu cita poi qualche esempio di «africana» che si sta posizionando in Italia: «Il Monarca all’inizio moriva sui nostri territori, poi nel tempo piccole popolazioni locali si sono riprodotte nella nostra oasi in Toscana. E’ probabile che estati caldissime e inverni sempre più miti favoriscano questa specie tipicamente meridionale, permettendole di ampliare il proprio “areale”, vale a dire la zona in cui vive. Quest’anno sono state viste anche in Liguria: insomma quello che sembrava soltanto un caso adesso è qualcosa di più».
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