Ai confini dello spazio interstellare
08:46WASHINGTON
La Nasa ha lanciato una piccola sonda, la Ibex, con l’obiettivo di catturare immagini e di cartografare i confini misteriosi del nostro sistema solare, laddove comincia lo spazio interstellare a decine di miliardi di chilometri dalla Terra.
Ibex, (Interstellar Boundary Explorer), è stata lanciata con successo alle 19.45 ora italiana dall’agenzia spaziale americana e, secondo quanto riferito dal vice responsabile dei lanci, Omar Baez, «tutto sembra andare bene».
Ibex è dotata di strumenti che le permettono di scattare fotografie e di tracciare una prima cartografia della vasta zona di turbolenze e campi magnetici dove le particelle dei venti solari caldi si scontrano contro le particelle interstellari provenienti da altre stelle della nostra galassia, la VIa Lattea.
«Le regioni di confine dello spazio interstellare, considerate come il limite del sistema solare, sono fondamentali perché ci proteggono dalla maggior parte dei raggi galattici più pericolosi», ha spiegato di recente David McComas, responsabile scientifico della missione. «Senza questa zona i raggi penetrerebbero nell’orbita terrestre rendendo i voli orbitali molto più pericolosi».
Le uniche informazioni di cui dispongono finora gli scienziati sui confini del sistema solare provengono dalle sonde Voyager 1 e Voyager 2 lanciate nel 1977 e ancora in servizio. Ma entro il 2020 il contatto con queste due sonde, che si allontanano progressivamente dalla Terra, sarà irrimediabilmente perduto.
lastampa.it
La Nasa ha lanciato una piccola sonda, la Ibex, con l’obiettivo di catturare immagini e di cartografare i confini misteriosi del nostro sistema solare, laddove comincia lo spazio interstellare a decine di miliardi di chilometri dalla Terra.
Ibex, (Interstellar Boundary Explorer), è stata lanciata con successo alle 19.45 ora italiana dall’agenzia spaziale americana e, secondo quanto riferito dal vice responsabile dei lanci, Omar Baez, «tutto sembra andare bene».
Ibex è dotata di strumenti che le permettono di scattare fotografie e di tracciare una prima cartografia della vasta zona di turbolenze e campi magnetici dove le particelle dei venti solari caldi si scontrano contro le particelle interstellari provenienti da altre stelle della nostra galassia, la VIa Lattea.
«Le regioni di confine dello spazio interstellare, considerate come il limite del sistema solare, sono fondamentali perché ci proteggono dalla maggior parte dei raggi galattici più pericolosi», ha spiegato di recente David McComas, responsabile scientifico della missione. «Senza questa zona i raggi penetrerebbero nell’orbita terrestre rendendo i voli orbitali molto più pericolosi».
Le uniche informazioni di cui dispongono finora gli scienziati sui confini del sistema solare provengono dalle sonde Voyager 1 e Voyager 2 lanciate nel 1977 e ancora in servizio. Ma entro il 2020 il contatto con queste due sonde, che si allontanano progressivamente dalla Terra, sarà irrimediabilmente perduto.
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