la Cina e la barriera corallina....mah!
20:21se non lo ricordate eccolo
articolo di PanoramaLe conseguenze del riscaldamento globale si fanno sentire anche nel mondo marino, e i coralli risultano tra le specie più colpite, tanto da rischiare l’estinzione. L’aumento delle temperature dei mari e l’inquinamento non sono gli unici fattori di distruzione. A impedire la corretta cementificazione dei coralli contribuiscono anche gli effetti degli uragani e di una pesca a dir poco esagerata.
Ed ecco che, per evitare il peggio, il governo giapponese ha inviato delle squadre speciali di sommozzatori a soccorrere le barriere della zona di Okinawa, l’arcipelago che si estende oltre la punta settentrionale del Paese. Dopo aver raggiunto i coralli, i sub nipponici operano divisi in due gruppi, incaricati di creare dei piccoli fori nella barriera servendosi di trapani ad aria compressa per poi riempirli con minuscoli dischi di ceramica contenenti coralli giovanissimi.
Il Governo di Tokyo ha deciso di impegnarsi nel recupero delle barriere coralline messo sotto pressione da un’opinione pubblica rimasta turbata dalla notizia della morte, in meno di dieci anni, del 90 per cento dei coralli dell’arcipelago di Okinawa. I biologi marini giapponesi lavorano dal 2005 alla messa a punto di questo sistema di recupero delle barriere coralline, e ora sperano che, se il trapianto di coralli avrà il successo sperato, questo metodo possa essere esportato all’estero per salvare altre scogliere in pericolo. Secondo Mineo Okamoto, il biologo dell’Università di Tokyo che ha guidato il team di ricercatori impegnato nello studio del disco di ceramica per contenere i coralli da impiantare, grazie a questa nuova tecnologia rianimare le scogliere diventerà semplice come riforestare le montagne.
Tuttavia, c’è già chi giudica la strategia giapponese come inefficace. In effetti, non è sbagliato ritenere che se non verranno eliminate le cause del deterioramento e della morte dei coralli, il trapianto degli stessi non porterà a una soluzione definitiva. Un funzionario del Ministero dell’Ambiente di Tokyo ha rivelato che fino ad oggi il trapianto di 13.000 coralli è costato due milioni di dollari, spesa destinata a salire vertiginosamente se si considera che nella barriera di Okinawa sarebbero decine di milioni i coralli da ripristinare. Nonostante questo, il funzionario resta ottimista, annunciando che un bilancio realistico dell’operazione potrà essere fatto solo tra qualche decennio, un periodo sufficiente per valutare la resistenza dei coralli giovani e per sperare in una riduzione dei costi a fronte di un ulteriore miglioramento delle tecnologie utilizzate.
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