legambiente: comunicato stampa
11:21Comunicati stampa
28/11/2008 11:58 Clima: Legambiente al summit mondiale di Poznan
“E’ imperativo raggiungere un'intesa per la riduzione dei gas serra entro il 2020”
Un nuovo accordo globale entro la fine del 2009 per ridurre i gas serra del 25/40% entro il 2020. E poi nuovi limiti per l’ulteriore riduzione delle emissioni dei paesi industrializzati almeno dell'80 % al 2050, più fondi ai paesi in via di sviluppo per l’adattamento ai cambiamenti del clima e l’accesso alle nuove tecnologie, stop alla deforestazione e correzione delle distorsioni del mercato delle emissioni. Per l’Italia una strategia complessiva che permetta una volta per tutte di colmare il ritardo cronico nella riduzione della CO2 e il ripensamento della posizione assunta dal governo sul pacchetto Ue del 20-20-20, che rischia seriamente d’isolare il nostro paese dal resto del mondo.
Sono i passi obbligati, secondo Legambiente, per impedire che alla scadenza degli accordi di Kyoto nel 2012, venga a mancare un vincolo internazionale che limiti l’aumento dei gas a effetto serra ed eviti così conseguenze irreversibili per il pianeta.
Un elenco di “mosse salva clima” che l’associazione presenta in un dossier elaborato in vista della Conferenza di Poznan per fare il punto sulla situazione globale, sul cronico ritardo italiano e sui negoziati che iniziano lunedì prossimo nella città polacca. Un appuntamento cruciale per sciogliere tutti i nodi del nuovo accordo da siglare a Copenaghen entro la fine del 2009.
La Comunità scientifica, infatti, ha ribadito che la concentrazione di gas a effetto serra nell’atmosfera, oggi a circa 380 parti per milione (ppm), deve restare sotto le 450 parti per milione (prima della rivoluzione industriale era di circa 280 parti per milione) considerate un punto di non ritorno. Superarle significherebbe provocare un innalzamento della temperatura media globale superiore ai 2°C rispetto ai livelli preindustriali e il conseguente collasso degli ecosistemi a cominciare da quelli più sensibili. E anche l’ultimo rapporto dell’agenzia internazionale dell’energia, (Energy Outlook 2008 IEA) su questo aspetto non lascia spazio a dubbi. Se non verrà presa nessuna contromisura, i gas a effetto serra cresceranno del 40% di qui al 2030 portando a un innalzamento della temperatura media del globo di 6 gradi centigradi.
“Le opportunità per agire sono molteplici – sostiene Legambiente - ma bisogna agire in fretta. Per diminuire le emissioni serve un impegno concreto da parte di tutti”.
Dal 2000 al 2006, infatti, i 40 stati che hanno ratificato il protocollo di Kyoto, anziché diminuire, hanno aumentato i gas serra del 2,6 %. Segno che al di là delle dichiarazioni di intenti la lotta ai cambiamenti climatici è stata presa sul serio solo da pochi. Tra questi sicuramente la Germania, che ha ridotto le proprie emissioni già del 18% dai livelli del 1990 investendo molto sulle nuove tecnologie e fonti pulite. L’esatto contrario dell’Italia che oltre ad aumentare le proprie emissioni senza alcuna considerazione dei limiti imposti da Kyoto (+9,8% dal 1990), vorrebbe assumere oggi il ruolo lasciato vacante dall’amministrazione Bush: quello di paese più dannoso per il clima.
“Il governo sta usando ogni mezzo per sabotare il processo negoziale sul clima – ha aggiunto Legambiente - a cominciare dal pacchetto energia in discussione a Bruxelles. Ma sulla scena internazionale rischia di rimanere sempre più isolato. Da Barroso, a Obama, alla stessa Cina, in molti hanno capito che investendo in rinnovabili, efficienza energetica e nel taglio delle emissioni si possono ottenere notevoli benefici economici oltre che ambientali”.
E sulla stessa linea ci sono anche più di 130 grandi società di investimento internazionali con un portafoglio complessivo pari al 10 per cento del PIL globale, che hanno esortato, nei giorni scorsi, i paesi industrializzati ad approvare un accordo vincolante per tagliare i gas a effetto serra, sostenendo che se non si interverrà rapidamente, gli impatti sull’economia saranno di gran lunga superiori a quelli di qualsiasi crisi finanziaria.
L’ufficio stampa Legambiente
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