E se a fare bella la sigaretta ci pensasse la ricerca?

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Divi del cinema pagati per fumare sul grande schermo mentre intorno qualche bellezza, invece di imprecare per un principio di soffocamento da fumo passivo, sorride estasiata? Nonostante i nuovi dettagli emersi sulle strategie già note impiegate dai colossi del tabacco per creare un’immagine positiva dei fumatori, a preoccupare la comunità scientifica non è tanto la pubblicità palese degli eroi di celluloide, quanto l’influenza assai più occulta esercitata dagli stessi colossi sulla ricerca. Il rilevante problema etico si era già affacciato recentemente negli Stati Uniti, dove perfino uno studio sul tumore al polmone si è avvalso di un cospicuo finanziamento da parte di una compagnia produttrice di sigarette. E’ ora il turno della Germania, dove, secondo indiscrezioni dello Spiegel, la Philip Morris avrebbe fornito ingenti risorse economiche a supporto degli studi di circa 20 affermati ricercatori, tra i quali Eckart Fleck, cardiologo del Deutsches Herzzentrum di Berlino, centro di eccellenza di livello internazionale per il trattamento delle patologie cardiovascolari. Per la sua attività di ricerca, Fleck avrebbe ricevuto 937 mila euro dal massimo produttore mondiale di sigarette. Gli scienziati chiamati in causa si sono affrettati a smentire che la provenienza di una parte dei fondi a disposizione per i loro studi possa averne in qualche modo alterato i risultati, in direzione di un ridimensionamento dei ben noti pericoli per la salute rappresentati dal fumo, accusa che invece ha dato il via alla polemica negli Stati Uniti. Jerome Kassirer, ex caporedattore del prestigioso New England Journal of Medicine, autore di un libro sul conflitto di interessi nella medicina, ha infatti invitato i ricercatori americani, e non solo loro, a chiedersi per quale motivo chi produce sigarette sia interessato a fornire somme rilevanti alla ricerca scientifica. Ma sapeva già la risposta: si tratta per esempio di sostenere, come è effettivamente accaduto nello studio al centro della polemica, che il tumore al polmone non è poi così terribile, e che la maggior parte dei decessi che provoca può essere evitata con un miglioramento e un rafforzamento della prevenzione, senza che venga però sottolineata troppo la soluzione più ovvia: spegnere la sigaretta, anzi, magari non accenderla affatto. In Germania la pensa come Kassirer Gerhard Sybrecht, specialista in malattie respiratorie dell’Università del Saarland, secondo il quale è necessario un codice etico che regolamenti le fonti di finanziamento della ricerca, perché il passato dimostra che il denaro in arrivo da chi le sigarette le produce e le vende ha causato non poche manipolazioni e prodotto studi dai risultati assai discutibili.

panorama.it

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