Bambini etiopi salvati da un clic

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“Da quando sono arrivata qui sono molto serena. Sono felice in salute e da quando ho rimosso cosa mi è successo non sento niente di negativo per il futuro”. Non c’è poesia nelle parole di Mekdes Sheferaw perché anche quella se ne è andata, lasciando al suo destino una realtà che somiglianze ne ha solo con l’orrore. Mekdes è un’adolescente etiope, stuprata da bambina in un paese che è in continua guerra con se stesso e salvata da un clic. Quello di una macchina fotografica messale in mano dai volontari italiani dell’associazione Il sole che in appena sei anni di vita ha assistito più di 200 bambini tra i 2 e i 15 anni con il dramma dello stupro alle spalle. Tra le tante iniziative, infatti, la più pregevole è stata quella del corso di fotografia per insegnare a queste vittime un nuovo modo di guardare il mondo. Le foto di Mekdes e delle donne-bambine come lei sono adesso finite in un volume pubblicate da Infinito edizioni dal titolo che è anche un augurio, RiScatto. È un libro prezioso per la qualità delle foto e per le storie che esse raccontano. Ma è soprattutto un libro che guarda al futuro e regala una fetta di speranza a chi in una macchina fotografica ha riposto la possibilità di un cambiamento.
“Per il futuro spero di diventare un’artista o una pianista” scrive adesso Bezawit. L’obiettivo le ha insegnato che la vita non è solo un incubo. E che è possibile cambiare l’inquadratura. Concorda Teschal, un’altra bambina come lei: “Ti senti salva dietro l’obiettivo come se quella macchina potesse proteggerti dalle cose negative che vedi intorno a te”.

Panorama.it

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