Il Wwf: strage di specie protette con il nuovo calendario

12:59


Storni, tortore, ghiandaie, volpi e marmotte: è caccia aperta, da oltre un mese e in alcune regioni italiane, per questi e altri animali, in deroga al classico inizio dell’attività venatoria, la terza settimana di settembre. La preapertura della caccia, avvenuta quest’anno in quindici regioni su venti, non è andata giù a molte associazioni ambientaliste, perché – dicono – tocca anche specie a rischio, protette dall’Unione europea: il che, oltre a costituire un danno ambientale gravissimo, espone l’Italia – i suoi contribuenti, per meglio dire - a multe salate.

«La preapertura – dice Sara Fioravanti, del Wwf, è diventata un escamotage per aprire la caccia ufficialmente ai primi di settembre, mettendo in pericolo moltissime specie, tra le quali quelle migratorie che passano sul nostro paese per andare a svernare in paesi caldi».
Tra queste sparvieri, gheppi e poiane: sono arrivati parecchi animali appartenenti a specie protette, dicono al Wwf nei Centri di Recupero animali selvatici (Cras) dell’associazione ambientalista. Ma la caccia in tarda estate, spiega la Fioravanti, è estremamente dannosa per la presenza di giovani ancora in fase di dipendenza; perché mancano gli stormi di migratori provenienti dal nord e quindi ci si concentra sulle coppie stanziali in Italia, perché ci sono femmine che non hanno ancora concluso la muta delle penne e possono avere difficoltà di volo. Le condizioni ambientali, inoltre, sono spesso difficili, data la scarsa piovosità dopo il periodo estivo.

Durante quelle settimane sono di passaggio specie di rapaci che potrebbero anche subire abbattimenti per bracconaggio, cosa che si eviterebbe con l’inizio regolare della caccia la terza domenica di settembre.

«Si vuole aprire la stagione surrettiziamente – insiste Sara Fioravanti - utilizzando l’eccezione della preapertura prevista dalla Legge nazionale sulla caccia 157, approvata nel 1992. Ci sono infatti regioni che autorizzano ad abbattere la fauna stanziale e non solo migratoria: quaglie, tortore, fagiani, ghiandaie, lepri e volpi in Basilicata, merli, tortore, ghiandaie in Emilia, anitre, tortore, colombacci, merli, cornacchie grigie, ghiandaie in Toscana. Altrettanto fanno Marche, Molise, Calabria, Abruzzo e Sicilia, che apre la caccia anche al coniglio selvatico dal 1° settembre, o il Veneto che apre a sette specie e neanche procede a tutelare le Zone di protezione speciale (Zps) tutelate dalla Ue».

Sono ben sette le Regioni che hanno aperto la caccia ai piccoli uccelli protetti dalle direttive comunitarie come i passeri, la passera mattugia, lo storno, il fringuello, ma anche il cormorano o le pispole e perfino le tortore dal collare. A partire dal Veneto e dalla Lombardia, le cui leggi regionali sono state oggetto di esposto alla Unione europea da parte del Wwf e altre associazioni; in Trentino, invece, la Provincia di Bolzano ha aperto la caccia alle marmotte, già sospesa dal Tar su ricorso del Wwf e di altre associazioni.

Non stupisce che l’Italia stia per essere condannata dalla Corte di Giustizia europea proprio per una procedura d’infrazione aperta nel 2006. Altre ne arriveranno, dicono al Wwf: le Regioni - specie Veneto e Lombardia – non rispettano il parere vincolante dell’Istituto nazionale della Fauna selvatica (Infs, oggi Ispra – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), che stabilisce quali animali si possono abbattere.

Alla Federazione nazionale della Caccia – che con 400 mila iscritti è una delle maggiori associazioni venatorie nazionali - nessuno è d’accordo: «Si è fatto tanto rumore per nulla. Le preaperture sono previste per legge, e quest’anno hanno avuto un tono minore del previsto».

La Federcaccia preferisce insistere sulla legge 197, che va «modificata – dice - ma non affossata». «Altri – aggiunge - vorrebbero tornare al “libera caccia in libero territorio“, vorrebbero la deregulation. Noi vogliamo che ci sia programmazione, pianificazione faunistica». Intanto la Lav, Lega antivivisezione, denuncia: «In un solo mese di caccia ci sono stati ben 10 morti e 11 feriti. Una strage alla quale si aggiunge quella ben più numerosa della fauna». E annuncia iniziative per fermare le modifiche della legge sulla caccia già depositate in Parlamento che puntano «ad aumentare la durata della stagione venatoria, la mobilità dei cacciatori e la depenalizzazione di buona parte dei reati venatori».

lazampa.it

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